Segnalati 2013
Per l'edizione 2013 della Sezione Segnalati la Giuria del Premio Chiara ha deciso di indicare due volumi:
“Entrambi esprimono una sensibilità particolare per il proprio territorio; per Bellosi il Lago di Como, oggi terra di turisti, ieri di ribelli e artigiani, per Gianinazzi il ticinese, dove la storia con la S maiuscola si incontra con la precarietà di una vita sul confine.” Questi volumi saranno presentati in un appuntamento nel Premio Chiara Festival del Racconto.
Cecco Bellosi, Con i piedi nell’acqua. Il lago e le sue storie, Milieu Edizioni
Cecco riporta in vita storie dimenticate del Lago di Como, oggi meta di turisti frettolosi e di ricchi miliardari di un lusso lontano, ieri terra povera di contrabbandieri, ribelli e artigiani artisti dove il lavoro, la fatica e l’avventura lasciavano il giusto spazio alle passioni umane. Il nitido piglio narrativo si dipana tra ironia e disincanto, disseminando le tracce di una filosofia di vita che nelle storie individuali ritrova i segni dell’identità e dell’appartenenza. Si viaggia così nel tempo riscoprendo figure leggendarie come il Ment, che hanno segnato le storie di Argegno, della Tremezzina, di Dongo, della Val d’Intelvi e della Val Cavargna arrivando a sconfinare fino a Livigno, antieroi di un passato che non ritroverà ma che ci manca, personaggi di un’epopea simile al far west. In una cesura della memoria che è diventata ormai un completo spaesamento. Cecco Bellosi, Sala Comacina, 1948. Laureato in filosofia, viene arrestato nel 1980 per attività sovversive. Ha trascorso una decina d’anni nelle galere della Penisola, senza riuscire a perdere il gusto per l’ironia e il disincanto. Sul mondo delle carceri speciali ha scritto il testo teatrale Labirinto (Spirali).
Andrea Gianinazzi, L’uomo che vive sui treni. Racconti ferroviari, Armando Dadò Editore
Otto racconti come otto capitoli di un’unica storia, quella di un vagabondo che vive sui treni e incontra storie di altre persone e ne è spettatore. Solo il primo raccono e l’ultimo appartengono alla sua storia: quella di un treno di deportati che finisce su un binario morto perché la guerra è finita e quella della sua tragica fine su un treno sul quale era salito per sbaglio e sul quale prende coscienza del senso della propria esistenza. Tra questi due estremi le storie ordinarie di altre persone: il verificatore della linea ferroviaria che una volta alla settimana percorre una lunga galleria alla ricerca di eventuali danni, il pensionato che passa le proprie mattine alla stazione e guarda la gente arrivare e partire, la donna che raggiunge l’ex marito per definire i dettagli del divorzio, il capotreno che sta per andare in pensione e che accompagna per l’ultima volta un pesante merci attraverso le Alpi, lo studente di logica che si trova inguaiato in una questione di droga e il camionista che perde, in una notte di bufera, il suo veicolo e un collega. Andrea Gianinazzi, Sala Comacina 1952. Dopo un breve periodo di insegnamento nelle Scuole Elementari, ha studiato filosofia a Bologna con Enzo Melandrini e Maurizio Matteuzzi. Attualmente è collaboratore scientifico presso il Dipartimento della sanità e socialità. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo Domani necessariamente (Il Filo, Roma). Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di carattere filosofico e/o legate alla propria attività professionale nel campo della prevenzione. |
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